Raccontare il 2019 con lo sguardo sulle incertezze future
Riportiamo il testo dell’introduzione al Bilancio Sociale 2019 del nostro Presidente
Credo di condividere con tanti altri presidenti di cooperativa il disagio di dover introdurre un “racconto su un anno passato”, a fronte di un mondo che nei primi mesi del 2020 ha subito un trauma rilevante dovuto alla pandemia COVID-19.
Il Bilancio Sociale 2019 presenta una Cooperativa che ha confermato la crescita delle attività e la valorizzazione delle persone, soprattutto quelle svantaggiate, la capacità di investire in sviluppo, di tessere relazioni quotidiane nelle comunità e di promuovere nuovi interventi e proposte… ma alla luce dei recenti fatti tutto ciò viene messo in discussione.
La preoccupazione odierna non è certamente legata alla sopravvivenza della Cooperativa, in quanto l’organizzazione ha basi solide date anche da diversi anni di buona gestione. Siamo preoccupati in primo luogo per alcuni dei nostri lavoratori occupati in attività che oggi sono a rischio (in particolare le mense scolastiche), anche se siamo convinti di poter trovare delle soluzioni nel breve-medio periodo. Siamo preoccupati degli effetti che la crisi economica conseguente alla pandemia avrà ai vari livelli della nostra società e, in particolare, sulla prevista crescita della disoccupazione che, certamente, colpirà con maggiore forza i soggetti più fragili.
E, allora, che cosa possiamo fare noi? Per certi aspetti ci sembra di dover tornare indietro di 10 anni, alla precedente crisi economica. Oggi, come allora, dobbiamo confermare lo spirito che contraddistingue la cooperazione sociale di inserimento lavorativo: non guardarsi dietro le spalle, ma guardare il volto di chi ha bisogno di noi e proseguire nel cammino. Per questo mi piace riportare questa frase che Papa Francesco ha pronunciato a Roma nell’incontro con i cooperatori nel centenario di Confcooperative, frase che, da qualche mese, è riportata su una parete della nostra sede:
“Chi fonda una cooperativa crede in un modo diverso di produrre, un modo diverso di stare nella società. Il “miracolo” della cooperazione è una squadra che apre un varco nel muro della folla indifferente che esclude chi è più debole”